La prima parte del ‘900: il patronato operaio
La storia del Patronato operaio Pio X è la storia di una delle opere stimatine tra le più significative del carisma della congregazione. Il Santo fondatore infatti ha lasciato in eredità ai suoi confratelli un grande esempio di sensibilità sociale e questa opera si colloca in maniera esemplare nel solco di questa tradizione.
Il Patronato mosse i suoi primi passi ai primi del ‘900 in una Verona in cui gli Stimmatini già da quasi un secolo si occupavano di educazione popolare, inizialmente con la creazione dei primi oratori, poi con le scuole popolari. E fu proprio la forzata chiusura della scuola alle Stimate nel 1902 che spinse la congregazione ad ideare una nuova istituzione per i giovani veronesi.
L’opera, dedicata al papa Pio X, nacque così alla fine del 1904, grazie alla figura carismatica ed intraprendente di Padre Fantozzi ed ebbe modo di crescere negli anni successivi fino a toccare il suo massimo sviluppo intorno al 1909-1910, in cui il numero degli iscritti superò i 1300 giovani.
Le attività del patronato si concretizzarono man mano in un fiorire di proposte ricreative, religiose ma soprattutto scolastiche. In primis furono avviate infatti una scuola di musica con relativa banda musicale, una compagnia filodrammatica ed una società sportiva divisa nelle sezioni di atletica, ciclismo e calcio. L’educazione religiosa, culminata con la costruzione nel 1909 di un santuario dedicato alla madonna di Lourdes annesso al patronato, passò invece attraverso le conferenze obbligatorie del mercoledì e la frequenza, anch’essa obbligatoria per tutti gli iscritti del patronato, della messa domenicale.
L’aspetto più interessante però fu senza dubbio la particolare attenzione che gli Stimmatini diedero all’istruzione dei giovani. Furono infatti organizzate fin dal primo anno scuole elementari e scuole di lingua francese e, nel corso dei dieci anni successivi, vennero invece progressivamente articolandosi una serie di corsi professionali pensati per i giovani operai come, ad esempio, la scuola di elettrotecnica, la scuola di meccanica, la scuola di computisteria, la scuola d’arte industriale e, fin dal 1906, una scuola per conducenti d’automobili, una delle prime in Italia. Da segnalarsi come in questa fase il corpo docente offriva il proprio servizio gratuitamente ed era selezionato tra i collaboratori laici del patronato, comprendendo professionisti, ingegneri e capotecnici delle officine veronesi.
Il Patronato stimmatino ebbe quindi un grande impatto, oltre che sulla realtà locale, anche sulla sensibilità stessa che la congregazione maturerà poi nel secolo scorso sui temi e sui problemi della classe operaia. Il dibattito interno infatti, dopo gli iniziali scetticismi dei confratelli più legati ad un altro filone “classico” del carisma stimmatino come le Missioni nel terzo mondo, porta ad un fiorire di iniziative simili in seno alla congregazione stessa: a Milano nel rione dell’Acquabella, nell’”oltretorrente” di Parma e a Piacenza, dove fu aperto un “patronato per i figli del popolo”. Il patronato alle Stimate diveniva quindi l’inizio di un percorso di orientamento ai bisogni degli “ultimi” da parte degli Stimmatini, che si sarebbe consolidato negli anni successivi.
La Prima guerra mondiale interruppe le attività del patronato, che visse però un nuovo sviluppo nei primi anni venti, soprattutto nelle attività della scuola automobilistica, della scuola di elettromeccanica, della squadra di calcio della Audace. Dopo la flessione negli anni trenta (anche per il minore impegno degli Stimmatini nel continuare le attività) e dopo i bombardamenti dell’aprile 1945, che distrussero fisicamente la maggior parte delle strutture, rimase solo un corso per capimastri, aperto nel ’29, e la compagnia filodrammatica.
Il corso per capimastri dovette poi trasferirsi nel 1984 in un’altra sede, sempre a Verona, dove già gli stimmatini avevano aperto un’altra scuola per tipografi, e dove tutt’oggi gestiscono scuole professionali grafiche e alberghiere. Questa recente evoluzione in particolare evidenzia quindi come questa attenzione al mondo del lavoro sia ancora presente nell’attività educativa stimmatina. La concezione stimmatina dell’educazione, seppur di volta in volta attualizzata, è la medesima partendo dal Bertoni, che ai primi dell’Ottocento seguiva i ragazzi dei suoi oratori fino nelle botteghe, passando per la creazione del patronato operaio ai primi del secolo scorso e arrivando infine alla attuale gestione delle scuole professionali.
La spinta che animava Don Gaspare è quindi ancora oggi viva nelle attività rivolte ai giovani, ed esprime ancora una particolare idea di educazione completa che preveda un’attenzione sia ai bisogni morali e religiosi del giovane sia ai bisogni quotidiani dello stesso. Per gli Stimmatini di oggi rispondere all’esigenza di acquisire competenze professionali specifiche e spendibili è, in definitiva, agire sull’onda di quella stessa spinta che vivificava l’azione di un giovane sacerdote veronese quasi 2 secoli fa.
Testo di Michele Baldissarri